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12 luglio 2012

IL PRESIDENTE FINI DICE DI ALLA CONCIA: STESSI DIRITTI PER I COMPAGNI DEI GAY DEPUTATI

Estendere anche ai compagni dello stesso sesso i diritti riconosciuti dal Regolamento di Montecitorio ai conviventi dei deputati: questa la proposta che, entro la fine della legislatura, il presidente della camera Gianfranco Fini sottoporrà all'Ufficio di presidenza della Camera, sulla base della richiesta avanzata dalla deputata del PD Paola Concia.
La deputata, che ha sposato lo scorso anno in Germania la sua compagna, Ricarda Trautmann, ha chiesto di avere diritto all'assistenza sanitaria anche per la coniuge. A Montecitorio l'assistenza sanitaria è infatti riconosciuta per i coniugi, i figli e i conviventi dei parlamentari: ora il Parlamento dovrà scegliere se riconoscere uguali diritti alla coppia composta da Concia e sua moglie.
Nell'annunciare la cosa, in occasione della presentazione del libro della deputata PD e della giornalista Maria Teresa Meli, Fini non ha nascosto il proprio favore verso una decisione positiva dell'Ufficio di presidenza. "Ho garantito che la pronuncia - ha detto - avverrà entro fine legislatura. Ho chiamato l'ufficio di presidenza a pronunciarsi, non sarà semplice ma credo sia doveroso. Non si può nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi".
"Non sarà semplice - ha concluso Fini - ma credo sia doveroso perchè la questione va risolta con una risposta, in un senso o nell'altro. Credo che la pronuncia ci consentirà di compiere dei passi avanti. E credo anche che, dopo le mie parole, avrete capito come la penso".

14 marzo 2012

L'EUROPA CHIEDE ALL'ITALIA TUTELA E DIRITTI PER LE FAMIGLIE GAY

Ieri il Parlamento europeo ha mandato all'Italia due segnali su diritti e famiglie che segnano un punto di non ritorno.
Il primo è un no secco a qualsiasi provvedimento che chiuda al riconoscimento della dignità delle famiglie omosessuali. Il secondo è un sì articolato e esplicito al matrimonio gay. L'invito ai Governi è quello di offrire piena protezione e tutela alle coppie gay e ai loro figli.
Quella di Strasburgo è la miglior risposta all'inconsistenza e alla strumentalizzazione teologica del dibattito politico italiano assestato, sia nel centro-destra che nel centro sinistra, su posizioni primitive e anti-europeiste.
L'Europa, già come la Corte Costituzionale con la sentenza 138 del 2010 che definiva le coppie di omosessuali e lesbiche portatrici degli stessi diritti, indica chiaramente il livello minimo nel quale il legislatore italiano si deve muovere e cioè per la piena equiparazione tra coppie eterosessuali e omosessuali. E' quindi netto e incontestabile il no a certificazioni, riconoscimento di singoli diritti, DICO o CUS o altre aggiustamenti meramente ideologici, inutili e discriminatori.
Di più, da Strasburgo, arriva il rilancio all'approvazione di una direttiva in materia di parità di trattamento su cui il Ministro Fornero ha dichiarato pubblicamente che si sarebbe spesa personalmente.
Anche nei diritti quindi, e non solo nell'economia, il Paese aspetta finalmente una svolta di segno europeo.

23 settembre 2011

OUTING: E' USCITA LA LISTA, E QUINDI?

Milano, 23 Settembre 2011 - Ore 10.02
Ore 10.00 in punto è uscita la lista dei "presunti" politici omosessuali.
E quindi?

Nessun commento, nessuna dichiarazione, nessuna spiegazione. Una lista asettica con 10 nomi e senza alcun senso.
La mia lista della spesa è sicuramente più utile e dettagliata...

OUTING: QUANDO DARE SCANDALO E' L'UNICA VIA

Nel bene e nel male purchè se ne parli. Detto così sembra il titolo di un filmdi Woody Allen, e in effetti qualcosa di surreale in tutto questo chiasso c'è se Aurelio Mancuso, a capo della presidenza più bigotta e filo clericale che Arcigay abbia conosciuto, con un inaspettato (e opportunistico?) colpo di scena, lancia in Italia un'antichissima usanza americana di sputtanare omofobi, finti moralisti, ardenti razzisti e ferventi religiosi, rivelandone un vissuto tutt'altro che coerente.

Perché quello che viene messo in discussione con questi smascheramenti non sono i legittimissimi "vizi" ma la loro incoerente condanna in nome di millantate virtù. Quello che ci dobbiamo chiedere è se è giusto che, procacciandosi una marea di voti con campagne elettorali basate sulla ardua condanna delle droghe, un tossico si ficchi in parlamento coi soldi dei contribuenti varando leggi che fomentano di reazione l'uso e la vendita clandestina di droghe; se spacciandosi per caritatevoli e compassionevoli timorati di Dio, sacerdoti di ogni credo vivano nei lussi più dissoluti; se scrivendo su rinomate testate faccia proseliti razzisti chi ha la domestica filippina non regolarizzata e sottopagata...

Commenti trasudanti omofobia hanno spostato l'asse della questione su altri lidi: noti autorevoli attivisti e rappresentanti della nostra comunità, prendendo le distanze dall’iniziativa, hanno buonisticamente parlato di macchina del fango, ma dire che qualcuno è gay non è infangarne la dignità, e dovrebbero saperlo; si è parlato di carnefici vittime loro stessi della propria omofobia interiorizzata, ma l'outing colpirà chi la propria omosessualità se la vive benissimo, la pratica, e, furbescamente, addita e condanna gli altri, per tornaconto.

Scusatemi, ma io non ho la sensibilità per capire che
Hitler era una vittima della sua omofobia interiorizzata e che parlare della sua arzilla omosessualità significa ledere la sua libertà di nasconderla; non ho la sensibilità per giustificare gli altissimi prelati che dal podio parlano di "intrinseca perversione delle radicate tendenze"e in privato hanno eserciti di seminaristi alle loro lussuriose dipendenze. Hanno diritto alla libertà di non dichiararsi?

Non la perdono quando dicono che la pedofilia è una conseguenza dell'omosessualità? Non la perde questa libertà chi si candida come rappresentante di un parlamento e combatte strenuamente contro i propri simili?

Chi sceglie di essere un personaggio pubblico deve saper anche rinunciare alla propria privacy, e in generale tutti dobbiamo essere consapevoli che a un atto ne può rispondere un altro, e che bisogna sapersi prendere la responsabilità delle proprie azioni: delitto e castigo, non vendetta o ritorsione.

Non credo che questa iniziativa susciterà un polverone significativo, anzi direi che passerà del tutto inosservata, ma almeno dopo mesi e mesi si è tornato a parlare della question gay, nel bene e nel male, e se i beceri omofobi che hanno votato gay incogniti e nemici della loro stessa razza smetteranno di eleggerli, ci saremo liberati di un bel pò di spazzatura.

Teodoro Scorcia per super-pop.it

16 settembre 2011

IL 23 SETTEMBRE ONLINE L'ELENCO DEI POLITICI GAY ED OMOFOBI

I nomi di 10 politici gay, o di "altre differenti sessualità", ma che hanno tenuto nascosto il loro orientamento sessuale, verranno pubblicati on line il 23 settembre 2011 alle 10. Una forma per "riportare un pò di giustizia in un paese dove ci sono persone che non hanno alcun tipo di difesa rispetto agli insulti e gli attacchi quotidiani da parte di una classe politica ipocrita e cattiva". Lo annuncia il sito "Listaouting", creato da un gruppo di persone che chiedono di restare anonime, come spiega Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia. "Sono il padre ispiratore dell'iniziativa - ha spiegato Mancuso - ma sono rimasto escluso dal progetto, tanto che non sapevo ancora che il sito fosse attivo". Sul sito www.listaouting.wordpress.com gli anonimi spiegano che "l'outing è uno strumento politico duro ma giusto" e consiste "nel dichiarare pubblicamente la pratica omosessuale o di altre differenti sessualità di politici (single, sposati, conviventi), preti, persone note e influenti, che attraverso azioni concrete e prese di posizione offendono e discriminano le persone gay, lesbiche e transessuali". A questo primo elenco, promettono, "ne seguiranno altri nei prossimi mesi e anni: disponiamo dei nominativi di una decina di alti prelati, di altre personalità del mondo dello spettacolo e della tv". Il gruppo ha deciso di "iniziare con questi primi dieci nomi per far comprendere chiaramente come nel Parlamento italiano viga la regola dell'ipocrisia e della discriminazione: i politici di cui conosciamo le vere identità sessuali - spiega - sono molti altri, presenti in tutti i partiti, per ora ci limitiamo a pubblicare un estratto di quelli appartenenti ai partiti che hanno votato contro la legge sull'omofobia". Pertanto, avverte, "da ora in poi quando avverranno attacchi nei confronti della comunità LGBT da parte della gerarchia cattolica, del mondo dell'informazione, della politica, ci riserveremo la facoltà di rispondere adeguatamente". Quest'iniziativa "non è nuova in altri paesi", commenta Mancuso, soprattutto "quando c'è un attacco alle persone" con diverso orientamento sessuale.

18 luglio 2011

STOP OMO-TRANSFOBIA: CONTRO OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE E VIOLENZA

Domani 19 luglio la Camera dei Deputati dovrà esprimersi, con un voto, sulla proposta di Legge contro l'omofobia e la transfobia, ma, prima ancora, sulle pregiudiziali di costituzionalità al testo stesso, la cui approvazione rischia di bloccare l'iter di votazione della Legge.
Le pregiudiziali di costituzionalità presentate alla Camera dai gruppi parlamentari del PdL, della Lega e dell'UdC contro la legge anti omofobia e transfobia costituiscono un vergognoso atto di discriminazione e di integralismo con le quali il Parlamento italiano si sottrae al suo dovere primario: porsi al servizio delle cittadine e dei cittadini, soprattutto, come in questo caso, di quelli per i quali la Costituzione impone, all'articolo 3, la rimozione degli ostacoli al
conseguimento di una piena ed autentica eguaglianza e libertà. Perché se si insulta qualcuno in ragione del suo credo religioso si viene puniti espressamente dalla legge, mentre se analogo atteggiamento persecutorio lo si ha nei confronti di una persona gay, lesbica o transessuale non si viene puniti con una specifica previsione di legge? Perché, allora, non estendere alle persone omosessuali e transessuali la Legge Mancino? Il Parlamento abbia il coraggio anche in questo caso di assumersi delle responsabilità e non di ribaltarle. La tutela, anche dal punto di vista penale, delle persone LGBT è oramai patrimonio di gran parte dei paesi occidentali;l'Italia da che parte del mondo sta?
Con queste pregiudiziali il Parlamento italiano rischia di commettere un'ulteriore violenza contro le molte persone omosessuali e transessuali vittime di numerosissimi casi di bullismo, aggressione, violenza e discriminazione. E' dunque una battaglia che riguarda indistintamente tutti e tutte, dalle associazioni laiche a quelle cattoliche, dai movimenti per i diritti civili a quelli per i diritti sociali ed è per questo che Arcigay rivolge un appello a tutte le persone e le associazioni che credono nella Democrazia, nella Giustizia, nella Dignità e nell'Eguaglianza
perché si mobilitino per aiutarci a dire NO ad una gravissima ingiustizia.
Aiutiamoci tutti e tutte a cambiare l'Italia per farne un Paese europeo.

Domani 19 Luglio 0re 18.00 - Milano, Porta Venezia: SIT IN CONTRO L'OMO-TRANSFOBIA
Per info: infocig@arcigaymilano.org - segreteria@arcigaymilano.o​rg

10 giugno 2011

EUROPRIDE, UNA SFIDA PER LA POLITICA ITALIANA

L'annuncio, che è di quelli che lasciano increduli, risale a lunedì. Le associazioni organizzatrici dell'EuroPride hanno infatti resa nota la partecipazione di Lady Gaga alla manifestazione di chiusura della marcia del Gay Pride, che si terrà questo sabato, 11 giugno.
Si tratta di un successo che dà prestigio all'EuroPride, ma che è destinato a imbarazzare la politica italiana.
L'EuroPride è un insieme di eventi, iniziati il 1° giugno scorso e che si concluderanno sabato, appunto, con la grande parata da Piazza dei Cinquecento al Circo Massimo, volti a celebrare l’orgoglio omosessuale e transessuale. La maggior parte di questi eventi si svolge in Piazza Vittorio Emanuele II, nel quartiere dell'Esquilino, non lontano dalla Stazione Termini. Nella piazza, o meglio nel parco situato al suo interno, vi sono diversi stand, tra cui quelli del Circolo Mario Mieli, di Arcigay e di Rete Lenford - Avvocatura per i diritti Lgbt.
Come recita la parola, EuroPride è il pride europeo: le maggiori associazioni lgbt d'Europa ne fanno parte e quest’anno si tiene a Roma. Dovrebbe essere un orgoglio, per tutti gli italiani, che sia proprio l’Italia ad accogliere una manifestazione tanto importante.
Imbarazzante per la politica italiana è la presenza di Lady Gaga. Con lei, il mondo degli artisti internazionali celebra con gioia ed orgoglio ciò che nel nostro Paese è sistematico oggetto di scherno da parte dei politici: Berlusconi e Giovanardi in pole position, ma altri seguono a ruota. Il primo deride le lesbiche e vorrebbe riversare su di loro le frustrazioni del suo ego smisurato, il secondo addirittura accusa le coppie gay di essere "contro la Costituzione". Il delirium tremens che caratterizza la nostra classe politica quando si tratta di affrontare questi temi pone l’Italia al di fuori dell’Europa: un'Europa che invece cerca energicamente di riportarla dentro, proprio organizzando a Roma una delle sue manifestazioni più importanti.
Per fortuna, l'orgoglio non è in vendita e la nostra Costituzione protegge la dignità di tutte le persone, compresi omosessuali, bisessuali e transessuali, che piaccia oppure no.
Buon EuroPride a tutti!

Fonte: Blog di Matteo Winkler (Avvocato e socio di Rete Lenford)

08 giugno 2011

QUANT'E' NORMALE LA MIA VITA GAY

In questo bell'articolo di Tommaso Cerno pubblicato su "l'Espresso" n°23 del 09 Giugno 2011 viene dato ampio spazio alle testimonianze di alcune coppie omosessuali italiane che raccontano la loro quotidianità e il loro vissuto da "fantasmi clandestini" al cospetto dello Stato Italiano unico tra i fondatori dell'Unione Europea ad essere privo di leggi che riconoscano uno status giuridico alle coppie dello stesso sesso. E ricollegandomi al mio post precedente (QUI), si parla anche di EuroPride e di quanto questa manifestazione sia importante per la rivendicazione del diritto a vivere una vita gay "normale".

I froci si curano con il gas
. Stava scritto lì, sul muro della Bocconi di Milano, dove lui passa tutti i giorni. Perchè c'è un professore in quelle aule, a cui quello slogan nazista ha fatto male due volte. Come docente e come omosessuale. Si chiama Luca Visconti, ha 40 anni, è un milanese doc e insegna marketing nella più famosa università d'Italia. Vive con il suo compagno, Ruben Modigliani, 47 anni, giornalista. Si sono incontrati cinque anni fa, innamorati, e adesso vorrebbero vedere riconosciuta la loro unione, poter dire a tutti: "Siamo una famiglia". E invece per lo Stato non esistono. Anzi, giorno dopo giorno sentono che il clima di odio verso gli omosessuali cresce. E alimenta lo stereotipo del "diverso uguale pericolo", in cui non si riconoscono. E così finisce che una coppia come loro - colti, benestanti, appassionati d'arte, musica e viaggi - per strada non si dà la mano. Non è paura, nè vergogna. Il problema è più profondo: "Non hai voglia di trasformare ogni azione quotidiana in un gesto politico, perché è così che verrebbe percepito nell'Italia di oggi, anche se non lo vuole essere. E per questo motivo noi non ci diamo il braccio per strada, nè una carezza in pubblico. Una cosa frustrante e sbagliata", raccontano Luca e Ruben. E' forse la battaglia più lunga e difficile per gli omosessuali italiani. Per vincerla non basta sfilare al Gay Pride, nè scendere in piazza. La bestia nera è la normalità, la lotta quotidiana per essere considerati "gente qualunque", poter amare come tutti gli altri, progettare il proprio futuro come gli amici etero o come hanno fatto mamma e papà. Perchè alle coppie gay e lesbiche questa strada è preclusa. Allo Stato non importa dei loro diritti. Dei piccoli e grandi problemi quotidiani che affliggono migliaia di "famiglie di fatto", non riconosciute dalla legge, e spesso discriminate: il vicino di casa gentile, il salumiere che fa gli sconti, il farmacista che chiude un occhio sulla ricetta, o il calciatore in squadra con tuo figlio, e ancora l'infermiere e il pensionatoche da quarant'anni vive con un amico, ma non si può dire a voce alta. Sono l'esercito di gay che all'EuroPride di Roma, l'11 giugno, ci saranno anche se nessuno li noterà. Sono loro che stavolta hanno deciso di parlare. E lanciare un appello al Parlamento.
Un appello composto, senza slogan e senza bandiere. Forse non amano i costumi sgargianti, nè imbracciano megafoni o ballano a torso nudo sui carri. Ma chiedono con lo stesso orgoglio diritti e rispetto per la loro famiglia: "Nella quotidianità siamo definiti fidanzati, partner, magari coppia, ma non siamo una famiglia. Non possiamo riconoscere la nostra unione, non abbiamo alcuna tutela giuridica, per l'assicurazione dobbiamo inventarci qualche escamotage. E ci pesa non avere una progettualità, anche legata ai figli", spiegano Luca e Ruben. Intorno sentono un'Italia sempre più chiusa e razzista.
Ivano Cipollaro ha 31 anni e fa l'infermiere al San Paolo di Milano. Il suo compagno, Javier Sanchez Martinez, 29 anni, non ci voleva credere che in Italia un gesto d'affetto per strada potesse scatenare la rissa. Finchè un pomeriggio, sotto il Duomo di Milano, a passeggio con i loro due cuccioli Dexter e Anita, si sono scambiati un bacio. "E un gruppetto di ragazzi ha cominciato a gridare: 'Froci! Froci!'. Così ho pensato che a Javier poteva venire davvero voglia di tornarsene via", racconta Ivano. Eppure non vogliono scappare, ma battersi per cambiare le cose. Come Luca Giandomenico, 28 anni, romano. é uno dei milioni di giovani
precari fra i call center e la cassa di qualche supermercato. Là dove lo mandano le agenzie interinali per tirare su qualche euro nell'Italia senza più lavoro. Vive con mamma e papà e la sua passione è il calcio. S'allena in un campetto all'EUR con la casacca nera e le scarpette chiodate come Totti. E' gay pure lui. E proprio non capisce cosa c'entri la politica, nè cosa c'è di strano in
un cuore che batte per un ragazzo: "A me sembra normale. Io non direi mai: 'Mamma, papà, sono etero!'. E così non dico nemmeno: "Sono gay'. Non si dice, ma nemmeno si nasconde e io non lo nascondo. Poi, quando gli altri lo vengono a sapere, le reazioni sono due: ci sono quelli normali, per cui non cambia niente e quelli che non si fanno più sentire o che ti insultano". Così ha deciso di fare la sua piccola parte proprio con lo sport. Il suo contributo all'EuroPride sarà un torneo di calcetto. Ha messo in piedi una squadra di ragazzi gay, che sfiderà altre squadre romane. Si allenano quasi ogni sera e sono convinti di vincere: "Ovviamente il torneo è aperto a tutti, così io sono andato in giro a proporlo ai miei amici. Molti hanno detto che ci saranno, e non si sono fatti problemi. Alcuni non sapevano nulla di me, e così adesso lo sanno.
Altri invece hanno dei pregiudizi, anche forti", racconta Luca. Gli stessi pregiudizi che si rispecchiano nel Parlamento. Quando, pochi giorni fa, un muro di gomma sollevato da PdL, Lega e UDC ha affossato in pochi minuti la proposta di legge del deputato PD, Paola Concia, control'omofobia. Che nella vita di ogni giorno significa essere cittadini di serie B.
Rocco, poi, non è ancora nato. E già viene discriminato. L'ecografia racconta che sarà un bel bambino, paffuto, sano e forte. Ma figlio di madre nota e pure di madre ignota, almeno per la legge italiana. Figlio cioè di Lorenza Tizzi, 39 anni, impiegata all'Automobil Club di Cremona, che è ricorsa alla fecondazione assistita a Barcellona, e della sua compagna Emiliana, 39 anni, commerciante. Vivono in un piccolo paese del cremonese, Viadana: le famiglie le appoggiano, gli amici le sostengono e i colleghi sono già in festa. Uno ha regalato pure la culla per il neonato in arrivo. Tutti parlano del bimbo, perfino dal parrucchiere. Ma per lo Stato non c'è nessuna famiglia Tizzi. E soprattutto non c'è Emiliana, che per l'anagrafe non ha legami con Lorenza, nè con il bambino: "Ci sentiamo clandestine in un Paese che non ci vuole. Il problema più grave è la genitorialità. Per la legge Rocco è solo mio e questo ci preoccupa. Ci stanno aiutando degli amici giuristi, sto pensando di nominare Emiliana tutore. Così, se mi succedesse qualcosa, lei avrebbe un ruolo. Ma la nostra speranza è che arrivino delle soluzioni legislative", spiega Lorena. Perché spesso sono discriminate due volte, come donne e come lesbiche.
Serena Donà, 35 anni, e la compagna Marta Facen, 25, vivono a Bologna e hanno deciso di combattere per i loro diritti: "E' naturale farlo in un Paese come questo. Proprio perchè non tutte le coppie vogliono sposarsi o vogliono figli, esattamente come per gli etero, poterlo fare deve essere un diritto, ognuno deve poter scegliere come vivere". E invece da Montecitorio la politica tace. Tutto è lasciato al caso. Alla buona sorte e alla fortuna del singolo. Per le istituzioni "Gay" e "Lesbica" non significano nulla, nemmeno quando due persone stanno insieme da una vita come Michele Amirante, 65 anni, e Gonzalo di 67. Si sono conosciuti nel '76 a Madrid e hanno messo su casa insieme in Spagna, vivendo fianco a fianco fino alla pensione. Michele insegnava italiano agli stranieri, Gonzalo gestiva un piccolo negozio di abbigliamento in centro. Poi, nel 2004, l'idea di tornarsene in Italia, cercare un posticino tranquillo e vivere in santa pace un'onesta vecchiaia a Oriolo Romano, alle porte della capitale. Niente di più sbagliato: "In Spagna la situazione era molto diversa, non solo per le leggi a sostegno delle coppie gay, ma anche per il clima generale di tolleranza, che in Italia è un miraggio. Qui non c'è rispetto. Ognuno si fa i fatti suoi anche quando questo discrimina gli altri", racconta Michele. Tre anni fa la decisione di tornare a Madrid per sposarsi. Un viaggio con parenti e amici, il 'SI' davanti all'ufficiale dell'Ayuntamiento, il brindisi e il rientro: "Quando siamo arrivati in Italia siamo stati presi da un senso di frustrazione, perché ci siamo resi conto che il nostro matrimonio era scomparso nel nulla. Qui quel documento è carta straccia, non esiste, non vale. Gonzalo ed io, scesi a Fiumicino, eravamo di nuovo due perfetti estranei. E se lui sta male, io non posso andare in ospedale a prendermene cura, nemmeno dopo 35 anni di vita insieme. Mi chiedono: 'Scusi, lei chi è?'. E io mi arrabbio". A Oriolo hanno fatto una festicciola. E hanno spedito agli amici le partecipazioni. Là, in un paese chiuso, i vicini di casa hanno brindato con loro. Altri, invece, non si sono fatti vedere. Compreso un vecchio compagno di scuola che, fino a quando uscivano per una pizza e per tenersi compagnia, c'era sempre. "Quando però si è visto recapitare l'invito a nozze, è sparito nel nulla. Per noi è stato un brutto colpo. E ci ha fatto capire che davvero, in Italia, quello che siamo e abbiamo fatto, non ha valore. Tanto che stiamo pensando di tornare a Madrid". Anche perché nel resto d'Europa quei diritti civili che qui sembrano così rivoluzionari ormai sono la regola.
Alessandro Bentivegna, 44 anni, scenografo romano, lo prova sulla sua pelle da quando il compagno Eduardo Barbaro, 32 anni, manager in una multinazionale, si è trasferito a Dublino per lavoro. Da pendolare forzato, ha capito cosa significhi vivere in un Paese che riconosce l'uguaglianza fra gay ed etero: "Non è solo un fatto giuridico, è proprio il clima sociale che cambia. La gente ti rispetta davvero, ti aiuta, sei uno come gli altri", spiega. Già. Mentre in Italia la Consulta diceva "NO" ai matrimoni gay, il governo di destra irlandese varava i "Civil Partnership". E così Edu e Alex, il 17 maggio, si sono registrati: "Mentre firmavamo ho detto all'impiegata 'I think, I'm crying" e lei mi ha sorriso, poi si è commossa ed è finita con baci, lacrime e congratulazioni di tutto l'ufficio. Io e Edu ci siamo sentiti come i neri d'America la prima volta che hanno votato", racconta Alessandro. Si sposeranno il 13 settembre e daranno un party all'irlandese: "Fiumi di birra come si usa qui, con parenti e amici. Una festa legale, dove davvero lo Stato sostiene il nostro amore e il nostro progetto di vita", continua Eduardo. Poi torneranno in Italia e replicheranno i festeggiamenti a Roma. "Avremo voluto unirci qui, nella nostra città, dove siamo cresciuti, nonostante l'Italia non ci ami e il governo ci denigri con frasi che offendono prima di tutto i nostri genitori e armano la mano e la lingua degli omofobi, bollandoci come froci", aggiungono. Froci che per accendere un mutuo, per esempio, devono sperare in unfavore della banca: "Per la legge noi due non siamo nulla, quindi la mia firma sul mutuo di Eduardo non ha senso. Non è possibile che tutto dipenda solo dall'educazione di un singolo". Come non è possibile, per Valerio Lanzani, 23 anni, di Varese e Marco Colombo, 22 anni, di Milano, sentirsi ripetere che i diritti dei gay non sono una priorità della politica: "Mica campiamo d'aria, paghiamo le tasse e lavoriamo, come i nostri genitori. Perchè la mia pensione, o il mutuo per la casa, vale meno di quello di un etero?", sbotta Valerio: "E non bastasse vieni pure insultato, perchè se non ti rispetta lo Stato figurati la gente qualunque. Un giorno passeggiavamo mano nella mano e una Punto si è fermata. Sono scesi due signori anziani: erano due gay e volevano farci i complimenti per il nostro coraggio.
Un episodio piacevole, ma che mostra anche quanto retrograda sia l'Italia".
Loro due all'EuroPride di Roma ci saranno. Vestiti come quando vanno al lavoro o all'università, con gli occhiali e la camicia stirata. Perchè un giorno all'anno non basta certo a sconfiggere l'omofobia: "Serve battersi durante gli altri 364 giorni. Ognuno nel suo piccolo spazio. Ognuno per conquistare un pezzetto della nostra libertà".

QUI l'articolo completo.
Fonte: l'Espresso - n°23 del 09 Giugno 2011
Articolo di Tommaso Cerno



03 giugno 2011

VLADIMIR LUXURIA: OMOFOBIA DA CAMERA

Insulti, sputi e cazzotti. Li ho subiti prima ancora che la parola "omofobia" fosse di uso corrente. E' solo da qualcheanno che la si conosce, prima non esisteva nemmeno l'esigenza di definire l'aggressione verbale o fisica verso gay, lesbiche e trans; era una tradizione acquisita nei secoli. Torture, roghi, inquisizioni, elettroshock, campi di concentramento nazisti e gulag stalinisti, campi di rieducazione cubani, carceri, impiccagioni. L'omo/transfobia si è espressa diversamente in base alle geografie e ai contestistorici, ma sempre con una motivazione: i "sessualmente diversi" non devono avere una vita facile. In Italia le aggressioni ci sono sempre state, ma mai con tale frequenza; sono anche aumentate le persone che denunciano,che non subiscono in silenzio per timore che la denuncia in questura sia la denuncia della propria omosessualità. A colpireè sempre un branco, spesso contro una persona sola: bel modo di dimostrare virilità! Ma a essere codardi non sono solo i gruppi di picchiatori ma tutti quei parlamentari che, dopo aver bocciato la leggeConcia, hanno cercato giustificazioni per travestire la propria omofobia: incostituzionalità, reato di opinione, discriminazione al positivo... Poi succede che uno viene picchiato e tutti pronti a ipocrite attestazioni di solidarietà. Un omo/transfobo non intende colpiresolo la malaugurata e sconosciuta persona che gli capita sotto tiro, intende terrorizzare tutta la comunità alla quale appartiene per mandare un messaggio semplice: non dichiaratevi, rintanatevi e se avete un partner nessuno deve capire che voi due state insieme. Se uno dice "negro di m...." è perché li odia tutti gli stranieri, se uno profana la tomba di un ebreo non è perché pensa che il defunto gli ha fatto un torto ma è per antisemitismo. L'odio razziale e religioso è punito con un'aggravante dalla Legge Mancino, pernoi non vale. La maggioranza di governo ha deciso che gli insulti e le botte ci fanno meno male e che ogni tanto una lezioncina ce la siamo andata a cercare. Lo vadano a spiegare a chi le ha subite e mai dimenticate, chi si sveglia con gli incubi di notte, non esce più da solo e ha le palpitazioni al cospetto di un possibile pericolo. Noi senza scorta e senza leggi ma con la rabbia e la passione di lottare contro l'omofobia più rozza da strada e quella più sofisticata da Camera.
Vladimir Luxuria


Fonte: SETTE - Corriere della Sera - n°21 del 26 Maggio 2011
Foto: Fabio Lovino

31 maggio 2011

MILANO: L'ITALIA S'E' DESTA

Non posso non parlare di quanto è accaduto ieri a Milano. Non posso proprio. Ho assistito e vissuto un pezzo di storia fondamentale per la città nella quale ho scelto consapevolmente di vivere e per l'Italia intera. Milano, dopo anni di soporifera attività cerebrale, ha dimostrato, al contrario, di essere una città sveglia, attiva e testardamente all'avanguardia. Piena di speranza, di rinnovamento, di cambiamento e passione. Una folla oceanica di gente. Tutti insieme, senza nessuna distinzione. Uniti per un unico motivo: la dignità di ogni cittadino. Di certo non sarà Giuliano Pisapia ad avere la bacchetta magica per trasformare Milano in una vera capitale europea, ma ci proverà, differenziandosi così da quanto si è fatto nel corso degli ultimi anni. Nel nostro Parlamento siedono parecchi uomini e donne irrispettosi. Dispensatori di odio, violenza, fanatismo, razzismo, xenofobia e omofobia. Uomini e donne celati dietro un falso perbenismo e spesso appoggiati e coperti dalle lobby cattoliche e vaticane, vere fucine di discriminazione globale. Cechi davanti le richieste dei cittadini e ignari dei cambiamenti e delle necessità che ci appartengono e che fanno parte della nostra quotidianità. Questo è per loro un grande segno. Uno schiaffo. Uno schiaffo morale che ha donato nuova dignità all'Italia e che ridarà alla nostra "grande signora affaticata", la forza di rialzarsi e mettersi nuovamente in corsa. 150 anni e siamo ancora uniti. Come e più di prima. W l'Italia!

Giorgio SuperPop


14 ottobre 2009

BOCCIATA LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

Alla Camera, ancor prima di discutere, la legge sull'omofobia - o meglio il progetto di legge dell'onorevole Paola Concia - è stata cancellata con un voto che ha visto uniti PdL, Lega e UDC. La pregiudiziale di costituzionalità presentata dai cattolici di centro è stata approvata dai deputati con l’apporto decisivo del PdL e della Lega. Hanno votato contro - per salvare la legge, quindi - PD e IdV. Il voto di oggi dimostra che per i prossimi decenni non avremo nuovi diritti dal Parlamento.Si è visto - come si era visto già con i PACS, i DICO, ecc - che è inutile mediare al ribasso: tanto la lobby anti-gay non farà passare mai nulla o comunque si opporrà a ogni iniziativa di legge. Meglio ripartire dal movimento e, magari, dalle battaglie legali. Poco prima della bocciatura la Camera aveva respinto la proposta di rimandare il testo in commissione. Probabilmente è meglio che sia andata così: meglio una bocciatura palese, con ognuno che si prende le proprie responsabilità, piuttosto che un rinvio senza fine. Almeno sappiamo con chi abbiamo a che fare.

Ivan Scalfarotto scrive oggi sul suo blog:
"Se è vero che lo stato di salute di una democrazia si misura da come tratta le sue minoranze, la democrazia in Italia è in stato comatoso.Ieri sera il nostro Parlamento ha, per l'ennesima volta, affermato che le persone GLBT (almeno il 5% della popolazione, secondo le stime più prudenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità) in questo paese sono persone di serie B. La bocciatura della Legge Concia e la sua aberrante pretesa incostituzionalità sono la conseguenza logica di un sistema che ha rinunciato in partenza all'aspirazione all'uguaglianza propria di ogni democrazia degna di tal nome. Come ho provato a dire ieri a Exit a Castelli e Franceschini, l'odio omofobico è l'effetto di un messaggio molto chiaro che il sistema politico dà al Paese: che i cittadini GLBT sono cittadini di serie B. Questo legittima chiunque (specie qualche testa calda) a comportarsi di conseguenza.Se si vuole eradicare l'omofobia, quindi, bisogna che cambino il linguaggio e la pratica della politica: le cose pazzesche che Berlusconi, Castelli e i loro accoliti dicono nell'indifferenza generale (come è successo anche alla Bindi a "Porta a Porta" pure ieri da studio non mi è parso di sentire grandi parole in mia difesa mentre Castelli abbaiava) li costringerebbero all'esilio in qualsiasi altra parte d'Europa. Il Parlamento faccia poi leggi che equiparino completamente gli omosessuali e i transessuali agli eterosessuali, e lo stesso valga per tutte le altre minoranze e per le donne, che minoranza non sono ma soffrono ugualmente. Certo, se il PD non abbraccerà questa causa presto e totalmente, questo non accadrà mai. Ma che partito di sinistra è un partito che non si schiera con compattezza e convinzione per la parità e per l'uguaglianza? E' per questo che appoggio Ignazio Marino ed è per questo che credo che la laicità di Dario Franceschini sia un bluff: perché quando si parla di uguaglianza ci sono solo due opzioni: essere uguali o disuguali. Se Franceschini, come candidamente ha ammesso, non è favorevole ad approvare una legge che dia alle coppie gay il matrimonio o altra forma giuridica equipollente (come le civil partnership britanniche a cui Marino si ispira), questo vuol dire che Franceschini pensa e pratica che una coppia di due uomini o di due donne non abbia la medesima dignità di una coppia eterosessuale. Questo, per il Segretario di un Partito progressista socialista e democratico europeo è inconcepibile: chiedere a Zapatero, Brown, Papandreu. La logica è così stringente che ieri Dario per zittirmi ha dovuto ricorrerre all'autorità ("Ivan, sono il tuo segretario!") che questo Partito non ha mai avuto utilizzare con nessuno, a partire da quella Paola Binetti che oggi Franceschini vuol cacciare dal Partito. Una delle tante cose che Franceschini vuole fare oggi e che non si capisce perché non abbia fatto ieri".


Se volete rinfrescarvi la memoria, la puntata di Exit è qui sotto (cliccare QUI per la seconda parte e QUI per la terza parte):