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12 luglio 2012

IL PRESIDENTE FINI DICE DI ALLA CONCIA: STESSI DIRITTI PER I COMPAGNI DEI GAY DEPUTATI

Estendere anche ai compagni dello stesso sesso i diritti riconosciuti dal Regolamento di Montecitorio ai conviventi dei deputati: questa la proposta che, entro la fine della legislatura, il presidente della camera Gianfranco Fini sottoporrà all'Ufficio di presidenza della Camera, sulla base della richiesta avanzata dalla deputata del PD Paola Concia.
La deputata, che ha sposato lo scorso anno in Germania la sua compagna, Ricarda Trautmann, ha chiesto di avere diritto all'assistenza sanitaria anche per la coniuge. A Montecitorio l'assistenza sanitaria è infatti riconosciuta per i coniugi, i figli e i conviventi dei parlamentari: ora il Parlamento dovrà scegliere se riconoscere uguali diritti alla coppia composta da Concia e sua moglie.
Nell'annunciare la cosa, in occasione della presentazione del libro della deputata PD e della giornalista Maria Teresa Meli, Fini non ha nascosto il proprio favore verso una decisione positiva dell'Ufficio di presidenza. "Ho garantito che la pronuncia - ha detto - avverrà entro fine legislatura. Ho chiamato l'ufficio di presidenza a pronunciarsi, non sarà semplice ma credo sia doveroso. Non si può nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi".
"Non sarà semplice - ha concluso Fini - ma credo sia doveroso perchè la questione va risolta con una risposta, in un senso o nell'altro. Credo che la pronuncia ci consentirà di compiere dei passi avanti. E credo anche che, dopo le mie parole, avrete capito come la penso".

24 maggio 2012

PER CONSENTIRE IL MATRIMONIO ALLE COPPIE GAY E LESBICHE NON E' NECESSARIO CAMBIARE LA COSTITUZIONE

"Per consentire alle coppie lesbiche e gay di sposarsi non è necessario modificare la Costituzione. E' sufficiente una legge ordinaria. Il Parlamento ha il dovere di legiferare con sollecitudine aprendo il matrimonio a tutti i cittadini e tutte le cittadine senza discriminarli a causa del loro orientamento sessuale", lo dichiara Avvocatura per i Diritti LGBTI - Rete Lenford, associazione no profit di Avvocate e Avvocati che lavora a tutela delle persone omosessuali e transessuali.

Dopo le dichiarazioni di alcuni segretari ed esponenti di partito secondo i quali la Costituzione non consentirebbe di approvare una legge sui matrimoni tra persone dello stesso, l'Associazione ha scritto una lettera ad Alfano, Bersani, Casini, Di Pietro, Fini, Grillo e Vendola chiedendogli un incontro per poter illustrare le ragioni dell'infondatezza giuridica di certe affermazioni.

Scrive Avvocatura per i Diritti LGBTI - Rete Lenford: "Il Parlamento, per ragioni giuridiche, prima ancora che politiche, ha il dovere di legiferare con sollecitudine aprendo il matrimonio a tutti i cittadini e le cittadine senza discriminarli a causa del loro orientamento sessuale. Fino a quando le persone lesbiche e gay non potranno scegliere di esercitare il diritto fondamentale di sposarsi, anche se saranno introdotti nuovi istituti oggi inesistenti, permarrà nei loro confronti una discriminazione irragionevole basata sul loro orientamento sessuale e quindi una violazione della Costituzione. Saranno cittadine e cittadini di serie B".

Avvocatura per i Diritti LGBTI - i cui componenti hanno patrocinato tutte le cause che hanno portato alla sentenza della Corte costituzionale n. 138 del 2010 sul matrimonio e la causa sulla trascrizione del matrimonio contratto all'estero da due uomini italiani su cui si è recentemente espressa la Corte di Cassazione - ricorda che: "già oggi migliaia di bambini crescono all'interno di coppie formate da genitori dello stesso sesso e non è pensabile immaginare istituti alternativi al matrimonio che non tengano conto di questa realtà".

La giurisprudenza ha chiarito che spetta al Parlamento consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso e tutelare i loro figli. Per questa ragione l'Associazione chiede a tutti i rappresentanti di partito che all'incontro si facciano assistere da propri giuristi o tecnici di fiducia, che potranno confermare la correttezza giuridica delle ragioni verranno illustrate.

Conclude l'Associazione: "Siamo sicuri che i rappresentanti dei partiti e dei movimenti accoglieranno la nostra richiesta. Se è vero che hanno a cuore la buona politica, non possono esimersi dall'ascoltare coloro che sono chiamati a rappresentare in Parlamento. Del resto, la Costituzione non è né di destra né di sinistra, poiché è posta a garanzia dei diritti fondamentali di tutte e di tutti".

22 maggio 2012

DIETROFRONT DELLA FORNERO: NO AI MATRIMONI GAY

Sarà per questo che non vuole incontrare le associazioni LGBT? Dopo Bersani anche il Ministro dimostra di non conoscere le sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione. 

Su Avvenire di ieri il Ministro Fornero ha precisato il suo pensiero in merito a matrimonio e unioni, sostenendo che: "Non ho quindi auspicato che le unioni di fatto, sia etero sia omosessuali, siano equiparate alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, ma semplicemente invitato ad aprire gli occhi sulle diverse realtà che stanno emergendo e a non dimenticare, e meno che mai a discriminare, i diritti dei singoli individui che vi si riconoscono e che chiedono con forza un riconoscimento. Senza queste risposte, si acuirebbe un altro fattore di instabilità sociale, oltre a quelli di carattere economico resi più acuti dalla crisi in atto".
Il tutto condito da considerazioni sulla sua vita personale del tutto fuori luogo. 
Incomprensibili, incoerenti e davvero strabiche come dichiarazioni, sia rispetto a quanto accade nel resto dell'Europa, sia rispetto agli sviluppi della stessa giurisprudenza costituzionale italiana che ben due anni fa, con una sentenza che evidentemente pochi hanno letto con attenzione, scioglie del tutto ogni tipo di riserva sule unioni tra persone dello stesso sesso ed il valore costituzionale che le stesse unioni hanno. Il Ministro Fornero, e tutti coloro che la pensano come lei, devono spiegare agli italiani in base a quale cultura, principio o idea le persone omosessuali non possono accedere a una forma riconosciuta di matrimonio o di unione, NON sulla base dei loro diritti individuali (ci mancherebbe pure...) ma sulla base del valore che l'unione in sè ha per la società e non solo per gli individui che la compongono. E per quale motivo le unioni tra persone eterosessuali NON matrimoniali non debbano avere piena uguaglianza: ci dica, Signora Ministro, in uno stato laico chi è che decide il valore delle unioni tra persone? Il Vaticano o le persone stesse? E in base a quale criterio quelle celebrate con matrimonio sono "migliori" di quelle che non vogliono, o non possono, celebrarsi?

30 marzo 2012

L'ESPRESSO: FAMIGLIE ANCHE NOI

Famiglie fantasma. Coppie invisibili. Lui e lei. Lui e lui. Lei e lei. Convivono, tirano su insieme i figli e pagano le tasse come tutti. Ma per lo Stato non esistono. Sono le nuove famiglie dell'Italia che cambia. Gente che non si sposa perché è vietato, come nel caso degli omosessuali, ma vive come una coppia qualunque. O gente che non ce la fa più. Strozzata dalle lungaggini di un divorzio all'italiana, dove passi anche tredici anni fra aule di tribunale, parcelle e alimenti da versare. E non hai né i soldi né la voglia di risposarti. Gente diversa, con stili di vita differenti. Ma unita da una condizione comune: sono tutti cittadini di serie B, milioni di italiani senza diritti. Niente eredità al partner, nemmeno dopo decenni di vita insieme. In ospedale non entri, passano solo parenti e coniugi. Se vuoi il mutuo agevolato, ti rispondono picche: per lo Stato sei single. Discriminazioni quotidiane contro cui il 13 febbraio ha puntato il dito la Cassazione, con una sentenza che allarga alle coppie gay il diritto di "essere famiglia".
Un'apertura rivoluzionaria che imbarazza la politica, ma incassa la pur timida reazione del ministro Elsa Fornero, e addirittura quella del cardinale Carlo Maria Martini. Riaprendo il dibattito su PACS e matrimoni gay. Che il Parlamento rinvia da più di vent'anni. [...]

Di questo argomento ne parla "L'Espresso" n° 14 del 05 aprile 2012, a cui dedica un lungo approfondimento. Correte in edicola!

31 gennaio 2012

IL MINISTRO ELSA FORNERO: NEI CONFRONTI DEGLI OMOSESSUALI E DEI TRANSGENDER IL MIO IMPEGNO E' PIENO

Si apprende con soddisfazione che il il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità Elsa Fornero ha dichiarato, oggi, nel corso dell'audizione di questa mattina nelle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera: "nei confronti degli omosessuali e dei transgender il mio impegno è pieno".

Auspichiamo che la dichiarazione assuma rapidamente maggior concretezza, nel solco dell'operatività che contraddistingue questo Governo "di corsa", anche perché omosessuali, lesbiche e trans italiani stanno partecipando esattamente come ogni altro cittadino alla chiamata ai sacrifici che questo Governo ha imposto al Paese.
Tra il sacrificarsi e l'immolarsi però di strada ne passa, e lo status di oggettiva impossibilità nell'accesso di diritti (no al matrimonio gay, no alle unioni civili) e discriminazione (no a leggi contro l'omofobia e la transfobia) di omosessuali, lesbiche e trans italiani assomiglia più a un inutile immolarsi piuttosto che ad un doveroso sacrificarsi per il bene di tutto il Paese. E questa situazione, che non da a migliaia di cittadini necessari stimoli per partecipare attivamente alla collettività, va rapidamente sanata nel solco di quanto sta accadendo nel civile Occidente.
Da questo punto di vista un Governo tecnico potrebbe fare molto ad iniziare da un rinnovato e concreto impegno a livello europeo rispetto all'atteso e decisivo traguardo della direttiva orizzontale in materia di parità, su cui il Ministro Fornero si è già positivamente espressa negli scorsi giorni, e rispetto alla traduzione normativa della dignità costituzionale delle coppie dello stesso sesso già espressamente riconosciuta dalla sentenza 138 del 2010 .

Ci sembra giusto aspettarci infine che il Governo valuti anche la vita delle persone LGBT, e delle coppie dello stesso sesso, in tutte quelle misure in materia di lavoro, sanità, welfare che si appresta a discutere. Arcigay ha chiesto dunque al Ministro la disponibilità ad un incontro di reciproca conoscenza ed approfondimento su questi temi con la fiducia che il Governo che chiede sacrifici ai cittadini non mancherà di coraggio.

03 agosto 2010

MICHELE VIETTI: UN PRESIDENTE INACCETTABILE

L'ex presidente vicario dell'UdC alla Camera e primo firmatario della eccezione di costituzionalità sulla legge contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale è stato eletto a Palazzo dei Marescialli.
All'aberrante scelta era presente anche il Capo dello Stato che ha presieduto la seduta che ha elargito 24 voti su 26 a Vietti.
Definire Michele Vietti "membro laico" è già di per se un insulto ad ogni laico italiano ma è solo una formula inventata per definire i passacarte dei partiti dentro il Consiglio Superiore.
Quello che stupisce di più è la dichiarazione di Napolitano che si è detto convinto che il nuovo Csm "saprà affrontare con obiettività e concretezza anche le questioni più complesse che di volta in volta le saranno sottoposte così da pervenire a soluzioni adeguate attraverso un confronto sereno non inficiato da rigide contrapposizioni".
Stupisce perché Vietti ha dimostrato di non essere in grado di "affrontare con obiettività e concretezza" le questioni e di fare un uso spregiudicato del Diritto piegandolo ai propri interessi e riuscendo a scrivere una pregiudiziale di costituzionalità che grida vendetta davanti all'intero corpus legislativo ignorandolo, denigrandolo ed epurandolo di ogni appiglio normativo e scientifico.
Perché, per chi non lo ricordasse, i cardini dell'eccezione scritta da Vietti erano due:

* nell'ordinamento non esiste il rimando all'orientamento sessuale;
* con questo termine si sarebbe corso il rischio di ricomprendere "qualunque orientamento ivi compresi incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia, masochismo eccetera".

Tutti e due palesemente falsi e presentati ignorando volutamente che nel corpus italiano l'orientamento sessuale è contemplato (vedi leggi sul lavoro!) e che gli esempi riportati in un documento del parlamento erano non afferenti all'orientamento sessuale ma a pratiche sessuali e/o reati.
Eleggere Vietti, o gente come lui, a rappresentante del CSM non è solo un insulto alle persone omosessuali e transessuali ma a tutti gli italiani che pretendono che il proprio Stato sappia distinguere tra credenze e realtà, tra giustizia e privilegi e magari anche tra orientamento sessuale e pratiche.

Fonte: QueerWay