Solo pochi giorni fa gli organi di stampa riportavano le dichiarazioni del cardinal Javier Lozano Barragán, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, secondo cui "Trans e Omosessuali non entreranno mai nel Regno dei Cieli".
Le reazioni generali sono state, ovviamente, polemiche visto il trito argomentare delle dichiarazioni e vista la posizione del dichiarante.
Evidentemente le polemiche, provenienti da tutto il mondo, sono state sufficientemente forti da spingere qualcuno a rivedere la posizione e chiedere a Barragán una qualche rettifica.
Il cardinale ha quindi scelto di affidare a Zenit, agenzia di stampa cattolica, una smentita sostenendo di non aver "mai dichiarato che agli omosessuali è preclusa la via che conduce in Cielo".
Come di consuetudine Barragán ha imputato tutto ai media che avrebbero "estrapolato dal contesto" le sue dichiarazioni che si rifacevano semplicemente a citazioni bibliche, "nello specifico la Lettera di San Paolo ai Romani (1, 26-27), in cui si condanna moralmente la pratica dell'omosessualità". In pratica Barragán ha scaricato la colpa su San Paolo.
Cercando di mitigare le proteste smentisce di aver mai detto che "che un omosessuale non si possa salvare".
Qui sta l'inghippo: Barragán non dice di aver sbagliato, o smentisce che San Paolo abbia bollato alla dannazione gay e lesbiche senza speranze di salvezza perché, sempre secondo Barragán, un omosessuale "si può salvare"!
Tutti contenti a questo punto? Nemmeno per sogno visto che l'ex ministro della salute del Vaticano peggiora le prime dichiarazioni accrescendo le colpe delle persone omosessuali. Fedele alla linea cattolica romana che vuole le persone omosessuali responsabili della loro condizione e delle loro azioni il cardinale ricorda che "molte volte non si è omosessuali per propria colpa, tutto dipende dall'educazione e dall'ambiente. L'unica cosa che posso dire è che perché ci sia una colpa grave, oltre ad essere necessaria la materia grave, c'è bisogno di piena consapevolezza e pieno consenso. Dove manca una di queste tre condizioni, non c'è colpa grave".
In altre parole smentendo di aver detto che "Transessuali e Omosessuali non entreranno nel Regno dei Cieli" Barragán specifica che non ci entreranno perché hanno scelto uno stile di vita assoggettato ad una "colpa grave" rendendosi colpevoli di averne preso coscienza consapevolmente.
In sintesi estrema non è vero che gli omosessuali non entreranno nel Regno dei Cieli ma che visto che sono colpevoli di essere omosessuali, di averlo scelto e soprattutto di averlo accettato non vi entreranno. I gay repressi e le lesbiche vergini possono quindi stare tranquilli. Basterà loro presentare un certificato di sana e robusta condotta e le prove di non aver mai scelto consapevolmente di essere omosessuali a San Pietro e i dorati cancelli del Paradiso si apriranno come per incanto.
Naturalmente il porporato ha anche ricordato che "non spetta a lui giudicare le persone, ma Dio". Peccato che nel farlo lo abbia di nuovo dimenticato giudicando ulteriormente natura e comportamenti di milioni d persone.
Alla fine di tutto, comunque, rimangono alcuni dubbi: Barragán è davvero sicuro che lui potrà entrarci nel Regno dei Cieli? E siamo davvero sicuri che se il Regno dei Cieli è abitato da personaggi di tale risma sia davvero un'aspirazione da perseguire, una meta ambita?
Fonte: QueerWay
07 dicembre 2009
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è il solito dilemma: paradiso o inferno? clima o compagnia?
RispondiEliminaa parte gli scherzi, non vedo come possa una persona che fa affermazioni così intrinseche di odio e intolleranza aspirare a un paradiso che faccia riferimento al vangelo, ma questi sono un po' problemi suoi.
Sotto a quel vestito...NIENTE.
RispondiEliminaIl vuoto più assoluto!!!!!