"Non è conforme alla dottrina della Chiesa e non può essere utilizzato come valida espressione di dottrina cattolica, né per la direzione spirituale e la formazione, né per il dialogo ecumenico e interreligioso. La Congregazione desidera incoraggiare i teologi, perché proseguano nel compito dello studio e dell'insegnamento della teologia morale in piena conformità con i principi della dottrina cattolica. La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'approvazione del comportamento omosessuale, oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l'unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali, oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell'umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società. A sostegno della legalizzazione delle unioni omosessuali non può essere invocato il principio del rispetto e della non discriminazione di ogni persona".
Probabilmente, Suor Margaret ha, invece, ragionato sul fatto che l'annuncio cristiano è un messaggio di liberazione che riguarda le creature di Dio, a prescindere dalla razza, dal genere, dalla condizione o dall'orientamento sessuale. Difficile, infatti, immaginarsi un Dio amorevole che condanna due persone che si amano, solo perché appartenenti allo stesso sesso per nascita; viene, piuttosto, da pensare che Dio sia ancora più vicino a chi viene continuamente attaccato per ciò che è e che Suor Margaret abbia centrato il punto.
Fonte: Attualissimo
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