L'ex presidente vicario dell'UdC alla Camera e primo firmatario della eccezione di costituzionalità sulla legge contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale è stato eletto a Palazzo dei Marescialli.
All'aberrante scelta era presente anche il Capo dello Stato che ha presieduto la seduta che ha elargito 24 voti su 26 a Vietti.
Definire Michele Vietti "membro laico" è già di per se un insulto ad ogni laico italiano ma è solo una formula inventata per definire i passacarte dei partiti dentro il Consiglio Superiore.
Quello che stupisce di più è la dichiarazione di Napolitano che si è detto convinto che il nuovo Csm "saprà affrontare con obiettività e concretezza anche le questioni più complesse che di volta in volta le saranno sottoposte così da pervenire a soluzioni adeguate attraverso un confronto sereno non inficiato da rigide contrapposizioni".
Stupisce perché Vietti ha dimostrato di non essere in grado di "affrontare con obiettività e concretezza" le questioni e di fare un uso spregiudicato del Diritto piegandolo ai propri interessi e riuscendo a scrivere una pregiudiziale di costituzionalità che grida vendetta davanti all'intero corpus legislativo ignorandolo, denigrandolo ed epurandolo di ogni appiglio normativo e scientifico.
Perché, per chi non lo ricordasse, i cardini dell'eccezione scritta da Vietti erano due:
* nell'ordinamento non esiste il rimando all'orientamento sessuale;
* con questo termine si sarebbe corso il rischio di ricomprendere "qualunque orientamento ivi compresi incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia, masochismo eccetera".
Tutti e due palesemente falsi e presentati ignorando volutamente che nel corpus italiano l'orientamento sessuale è contemplato (vedi leggi sul lavoro!) e che gli esempi riportati in un documento del parlamento erano non afferenti all'orientamento sessuale ma a pratiche sessuali e/o reati.
Eleggere Vietti, o gente come lui, a rappresentante del CSM non è solo un insulto alle persone omosessuali e transessuali ma a tutti gli italiani che pretendono che il proprio Stato sappia distinguere tra credenze e realtà, tra giustizia e privilegi e magari anche tra orientamento sessuale e pratiche.
Fonte: QueerWay
03 agosto 2010
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