Durante la relazione di chiusura di ieri il Presidente nazionale dell'Arcigay Aurelio Mancuso ha messo in scena un vero e proprio coup de teatre dichiarando di non avere alcuna intenzione di ricandidasi per la carica che riveste e di non avere intenzione di accettare "neppure nessuna carica onorfica tipo Presidente emerito". Va via sbattendo la porta, quindi, il presidente dell'associazione numericamente più importante.L'annuncio alla fine di una relazione dai contenuti forti e soprattutto critici sulla gestione di Arcigay e sullo stesso ruolo dell'associazione e del movimento GLBT. Mancuso ha parlato di un'Arcigay "aristocratica" che deve cambiare rotta per interpretare al meglio bisogni e voleri delle persone: "Dobbiamo stare con la gente comune perchè siamo gente comune e mettere a disposizione il nostro know-how organizzativo per qualsiasi evenienza. Dobbiamo recuperare e acquisire nuovi consensi e credibilità prima di tutto tra la nostra gente".
Al centro della sua relazione, quindi, le critiche che da molte parti sono arrivate all'associazione vista da più parti come autoreferenziale e ormai poco rappresentativa e poco capace di interpretare il reale volere del "popolo" GLBT. Critiche che Mancuso sembra fare sue parlando della situazione attuale e delle strategie che dovranno essere messe in campo da qui in poi partendo anche dal prossimo congresso nazionale che "dovrà essere un congresso di cambiamento e rinnovamento. Ci vuole un periodo di transizione verso una 'cosa nuova'. Cosa? La discussione è aperta. Ci vuole un'idea profonda e diversa dell'Arcigay":
L'intuizione che l'associazione deve guardare all'esterno di se stessa e parlare con tutti, anche chi non ci ama, è giusta. Oggi ci troviamo in difficoltà nelle grandi città come Milano, Roma, e Bologna ma abbiamo svolto un ottimo lavoro nella provincia e che ci viene continuamente riconosciuto.Nelle grandi città o si cambia o verremo travolti, diamoci degli strumenti efficaci e cerchiamo essere credibili all'interno della comunità Lgbtq, ma tutta e non solo con i nostri tesserati. L'Arcigay dev'essere sempre più un'associazione unita e compatta e la conflittualità interna, sale della democrazia, va affrontata e risolta perchè nasce da un disagio profondo. Cosa succederà da qui in avanti è difficile al momento capirlo ma la relazione e le dimissioni di Mancuso sono un dato ed un segnale che dall'esterno dell'Arcigay sono arrivate fino alle soglie del congresso nazionale e hanno portato alle prime conclusioni. La cosa più difficile sarà capire quanto di queste critiche saranno accolte e che tipo di provvedimenti saranno presi al Congresso nazionale per cambiare realmente la situazione soprattutto nelle grandi città dove la critica è più forte. Arcigay, lo ha detto a questo punto anche l'attuale Presidente in carica, ha una grande storia ed un ruolo importante nelle province italiane ma dimostra poca aderenza ai reali bisogni e reali voleri di quel popolo che vive ed agisce nelle grandi città dove la "vita GLBT" è più visibile e dove si fanno battaglie più "politiche" ed ha quindi la necessità di recuperare consensi sia all'interno che all'esterno del mondo associativo.Se le critiche portate nella sede nazionale da Mancuso saranno accolte e saranno "capite" in Arcigay si vedrà quando verrà eletto il suo successore alla presidenza ma da ora in avanti non si potrà, comunque, far finta che non esistano, che siano provenienti da poche e sparute frange e che siano "pilotate" da interessi. Lo stesso Presidente nazionale in carica ha accettato quelle critiche e le ha portate all'attenzione degli altri organi direttivi. Continuare ad ignorarle potrebbe, a questo punto, portare Arcigay in un vicolo cieco dal quale difficilmente potrà uscire facilmente e senza danni.
Fonte: QueerWay
Ultima foto: Chiara Lalli
22 settembre 2009
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