11 giugno 2009

OBAMA: "FERMATE IL MASSACRO IN IRAQ!"

Forse, finalmente qualcosa si muove, dopo le denunce e le proteste internazionali dei mesi scorsi sulla persecuzione e il massacro di gay e lesbiche in Iraq. Ieri, è intervenuto il Dipartimento di Stato Americano che, attraverso la sua ambasciata a Baghdad, ha chiesto al governo iracheno di occuparsi di questa triste questione. "Gli Stati Uniti condannano senza mezzi termini gli atti di violenza e le violazioni dei deiritti dell'uomo commessi in Iraq contro le persone per ragioni del loro orientamento sessuale e la loro identità sessuale", ha dichiarato il portavoce del Dipartimento, Ian Kelly. Per questo, l'Ambasciata Statunitense in Iraq, ha deciso di sollevare la questione e continuerà a farlo con tutti i responsabili del governo iracheno. Nei mesi scorsi, il premier di quel paese era finito sotto accusa a causa di notizie di gay uccisi. Le prime informazioni sulla mattanza vennero divulgate dal gruppo inglese Outrage e se ne occupò molta stampa occidentale e la blogosfera.
Il fanatismo religioso pare sia la causa maggiore dell'uccisione di gay e lesbiche che spesso vengono prima torturati e poi uccisi. A farlo sono anche le famiglie della vittima: "Il castigo islamico per i gay è l'essere bruciati o ogni altra forma di messa a morte", dicono per giustificare una tragedia. La polizia non può o non vuole fare molto per fermare le mani assassine, intervenendo solamente per disotterrare i cadaveri spesso fatti trovare nella grande discarica di rifiuti di Al Shaab. Ad essere colpiti e presi di mira dai miliziani religiosi, anche gli attivisti gay che aiutano i giovani gay e lesbiche a proteggersi da morte sicura o i medici che si prendono cura di loro. Uno di loro che intende rimanere nell'anominato, ha dichiarato nei mesi scorsi alla stampa di essere stato minacciato e per molti la via di fuga è il Libano per non far la fine di chi proteggono e curano: "Uccidono gay e lesbiche dopo averli catturati, ma solo dopo che sono stati anche torturati".
Ora il Governo americano ha deciso di fare la voce grossa contro questo massacro e di investire della questione i governanti iracheni. Ian Kelly non ha voluto neppure commentare le recenti dichiarazioni del leader sciita
Moqtada al-Sadr che ha aperto la caccia a gay e lesbiche: le violenze contro gay e lesbiche in Iraq devono cessare!
A muoversi in questo senso anche l'organizzazione mondiale per la difesa dei diritti umani
Amnesty International che ha inviato una lettera al primo ministro iracheno, Nuri al-Maliki per esortare tutto il governo a proteggere la vita degli omosessuali. Seguiremo con attenzione l'evolversi della questione, sperando che si fermi questo massacro, grazie anche ai governi, come quello Usa, che ha deciso di intervenire.

Fonte: Queer Blog

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