03 ottobre 2008

IN POLIZIA NON MI VOLEVANO PERCHE' SONO LESBICA

Rovigo, una sera di settembre. Una ragazza tenta il suicidio con il gas. Si salva per ur pelo: è riversa sul tavolo della cucina quando arriva Luana, la sua compagna. Che adesso racconta: "Avevo ricevuto un messaggio disperato sul telefonino: era Sara (il nome è di fantasia, ndr), che mi scriveva di voler chiudere con la vita. Sono corsa a casa, ho chiamato l'ambulanza e i miei colleghi della polizia". Li chiama colleghi, perchè Luana Zanaga, lesbica, 38 anni, fa il poliziotto ora è alla Questura di Padova e ha deciso di parlare della sua storia con GayLib, l'associazione dei gay e delle lesbiche di centrodestra - vicina alle sue idee politiche - perchè vuole "fare qualcosa". Per se stessa e per gli altri omosessuali nella polizia. "Un messaggino ha salvato la vita alla mia compagna", dice. "Ma dopo quelle righe sul telefonino in questura sono girate voci, pettegolezzi. Qualcuno ha detto che Sara aveva cercato di uccidersi per colpa mia. Non è vero, io e lei ci amiamo, il suo è stato solo un momento di debolezza. Il problema vero è un altro: è dura essere gay e portare la divisa. Fare il poliziotto è il sogno che avevo fin da bambina. Posso dire di essere fortunata, faccio un mestiere che mi piace e di cui vado orgogliosa. Però ci sono dirigenti che cercano di ferirmi sul mio orientamento sessuale, e questo io non lo accetto".
Come è vista, dagli altri agenti, la poliziotta lesbica? "Finché gli altri non sanno, non parlanodi te, va tutto bene. E su di me, fino a poco tempo fa, non potevano dire niente, sono sempre stata gelosa della mia vita privata. Sì, qualche dubbio lo avevano... Una poliziotta che non cede alle avances dei colleghi e che esce solo con le donne è un elemento sospetto".
Per entrare in polizia, lei ha dovuto mentire apertamente e dichiarare di non essere lesbica? "Al momento dei test psicoattitudinali, ti chiedono se sei omosessuale. E una domanda che fanno a tutti. Se rispondi di sì, non ti prendono. Non viene testata la tua onestà, la forza di volontà nel resistere alla corruzione, la determinazione ad affrontare i criminali, ma indagano sulla tua vita affettiva e sessuale".
Quando ha deciso di dire la verità? "Mi ero fatta trasferire a Padova, perché avevo una relazione con una collega del I gruppo sportivo della polizia. E lì la mia omosessualità è stata scoperta. I superiori mi hanno chiesto chiarimenti, io ho scelto di non negare, di essere coerente con me stessa. Da allora sono partiti gli episodi di discriminazione, nonostante il mio servizio fosse ineccepibile. Ho sventato anche un sequestro, ma ho ricevuto solo un premio in denaro e non la nota di merito, come speravo. Una lesbica nelle forze dell'ordine proprio non la volevano. Il questore mi ha anche mandato da uno psicologo della polizia, per tare dei colloqui con lui ogni 15 giorni. Volevano accertare che vivessi in modo "equilibrato" il fatto di essere lesbica, perché ho delle responsabilità, porto una pistola... Ovviamente ho detto che sono serena con me stessa, non ho conflitti, angosce, anche perché sono omosessuale da sempre".
Problemi con i colleghi? "Assolutamente no, sono persone eccezionali e mi sono sempre stati vicini. I problemi li ho avuti con alcuni superbi. Dalle volanti, un lavoro che mi piaceva molto, sono stata trasferita alla sala radio, come se volessero controllarmi momento per momento".
Sono tanti i poliziotti omosessuali? "Sì, certamente, ma non si vedono. Stanno nascosti, perché uscire alla luce del sole non è facile, come dimostra il mio caso".
Discriminata. "Tutti i miei tentativi di passare gli esami per diventare funzionario sono andati a vuoto", dice Luana Zanaga. "Superavo i test tecnici e attitudinali, ma mai la valutazione degli esaminatori. Lo stesso è sempre successo "sul campo": ho ricevuto solo pacche sulle spalle quando il buon lavoro che avevo svolto andava considerato in modo diverso, proprio ai fini della carriera".

Fonte: GayNews

1 commento:

  1. solo il titolo merita:CORAGGIO!
    e da quando non vogliono le lesbiche in polizia?

    vebbhe' me ne faro' una raggggggione!

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