Gli italiani hanno molti problemi in questa fase storica. Ne hanno di seri e ne hanno di marginali.
Anche il progesso sostenibile rischia di metterli in crisi. Per dire: avevano ormai imparato a essere sciolti e a darsi arie in aereo, ma non riescono a far figura sull'alta velocità. Sui treni, insomma; fino all'avvento della Frecciarossa considerati un mezzo di trasporto poco prestigioso. Nella maggior parte dei casi poi lo è (cioè: viaggiare in treno è bellissimo, però andate voi a spiegarlo ai pendolari del Novara-Milano e di altre tralte prestigiose, io non ci vado perché sono timida). Ma il Milano-Roma in tre ore sta soppiantando l'aereo, e ci sono ormai delle frasi fatte sul tema: "Ma vuoi mettere, niente ingorgo verso l'aeroporto, niente metal detector, si parte dal centro città e si arriva in centro, mi metto comodo e posso lavorare/ddormire/leggere finalmente "Guerra e Pace" e finirlo prima di Piacenza ecc. ecc".
Ci sono le frasi fatte, ma non c'è ancora un galateo dell'alta velocità. E molti habitués che sulla
Linate-Fiumicino sembravano ganzissimi (sapevano anche piegare perfettamente e in pochi decimi di secondi il luro cappottino blu manageriale prima di metterlo sul nastro rotante), nell'apparente più affabile vagone del treno spesso risultano peracottari. O forse, a volte, vengono svelati come tali. Forse in aereo seguivano le regole con abilità e scioltezza perché obbligati e guardati a vista dagli assistenti di volo. Perché i voli di linea sono uno dei pochi spazi italiani (sempre meno italiani, vabbè) dove esiste la certezza della pena. A tenere un cellulare acceso, si finisce nei guai. Sul treno no. Distinti signori vestiti da similbanchieri affliggono l'intera carrozza con suonerie tunz-paraparatunz (e non si pensava conoscessero tali sonorità, forse glile hanno impostate figli o giovani fidanzate di scarsa cultura musicale) sparate a volume da discoteca. I similbanchieri rispondono dopo ponderata riflessione, poi procedono a informare
gli altri passeggeri dei loro impegni lavorativi, del collega Nardozzi che e uno str., di quello che si sono mangiati la sera prima. Le similbanchiere donne fanno lo stesso, anzi di più. Basta sedere a sole sei file di distanza da da loro, basta un'ora tra Milano e Bologna, e si verranno a sapere tutte le loro vicende prorofessionali e in più (bonus) sgrideranno compagni apatci/avranno una crisi di nervi contro amanti inaffidabili/faranno prediche a figli che hanno preso votacci. Sono insopportabili ma almeno sono interessanti.
Il peggio del peggio, in treno, è la mammina con bambino, maschio e amatissimo. In aereo lo terrebbe buono. In treno lo fa trastullare per due ore e mezza filate con un videogioco che fa rumori sinistri in sensurround
appena il piccino tocca la tastiera. Chiederle di abbassare il volume la offende, comincia a urlare e accusa l'interlocutoredi essere mosso da turbe pedopornografiche. Gli altri, alla stessa riehiesta, non reagiscono così male. Tacciono stupito e basta. Non silenziano lo smartphone. Ti guardano solo malissimo, pensando "e la miseria, guarda che buzzurri si incontrano sui teni". In effetti. Buon viaggio.
Maria Laura Rodotà - Style (Corriere della Sera), International Edition - Novembre 2010
08 novembre 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento