Alla vigilia del World AIDS Day il Pontefice ha esortato durante l'Angelus i fedeli a moltiplicare e coordinare gli sforzi perchè si giunga a fermare e debellare questa malattia. "La Chiesa - ha aggiunto - non cessa di prodigarsi per combattere l'Aids, attraverso le sue istituzioni e il personale a ciò dedicato".
Qualcuno si è chiesto se fosse nuovamente caduto in bagno e stavolta avesse battuto la testa invece del polso ma Ratzinger ha immediatamente aggiunto: "Esorto tutti a dare il proprio contributo con la preghiera e l'attenzione concreta, affinché quanti sono affetti dal virus HIV sperimentino la presenza del Signore che dona conforto e speranza". Tutto secondo copione quindi: nemmeno un pensiero sulla prevenzione e nessun dietrofront sulle posizioni anti-preservativo della Chiesa cattolica. La ricetta del Papa è quindi di nuovo la "speranza": "ne hanno bisogno i popoli in via di sviluppo, ma anche quelli economicamente evoluti. Sempre più ci accorgiamo che ci troviamo su un'unica barca e dobbiamo salvarci tutti insieme. Soprattutto ci rendiamo conto, vedendo crollare tante false sicurezze, che abbiamo bisogno di una speranza affidabile, e questa si trova solo in Cristo". Unica novità è quindi aver ricordato il World AIDS Day dal balcone che si affaccia su piazza San Pietro proprio alle soglie della giornata mondiale di mobilitazione. Fede, speranza e carità si affiancano alla preghiera e al conforto. Nemmeno una parola su come fare ad evitare il diffondersi della malattia visto che l'unico modo è affidarsi a quel preservativo, unico mezzo al momento conosciuto per frenare l'esponenziale crescita dei nuovi contagi, tanto osteggiato dalla Chiesa. Certo secondo il Vaticano e le sue gerarchie un modo sicuro c'è: l'astinenza. Peccato che come soluzione sia più o meno come dire che se non hai una casa è certo che non verrai sepolto dalle macerie in caso di terremoto o consigliare di non uscire da casa per esser certi di non essere coinvolti in un incidente stradale. Sentire il Papa che pontifica di AIDS il 29 novembre suona davvero come una presa per i fondelli soprattutto perché sappiamo che è tra i principali responsabili dell'assenza di informazione sulla prevenzione nei paesi in via di sviluppo (Italia compresa). Quello che viene da chiedersi è: era necessario parlare del tema? Non si poteva più dignitosamente tacere? Il Papa ha davvero bisogno di "stare sul pezzo"?
Fonte: QueerWay
30 novembre 2009
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